domenica 30 novembre 2014

Tratto da Forme vitali




Idee ed esperienza




Bisognerebbe aspettare e raccogliere senso e
dolcezza tutta una vita e meglio una lunga vita,
 e poi,  proprio alla fine, forse si riuscirebbe poi
 a scrivere dieci righe che fossero buone. Poiché 
i versi non sono, come crede la gente, sentimenti 

(che si hanno già presto), sono esperienze”

R.M.Rilke


Aveva 28 anni Rilke quando scrisse la frase di cui sopra e ne scrisse molte di righe buone e di versi negli anni successivi. E fra sentimento ed esperienza passa una distanza che, quando è colmata, rende ciò che sentiamo più definitivo ed esprimibile: quasi un gesto invece che un concetto, qualcosa di trasmissibile che possa, quasi, essere consegnato nelle mani di chi… sta dall’altra parte.
Il sentimento è, rispetto all’esperienza, come un embrione, un’intuizione di ciò che può/potrebbe essere sperimentato in un incontro, in un evento, in una circostanza in cui il sentire possa essere vissuto e trasformato in atto.
L’idea pensata e sentita nel cuore o nelle viscere non va “all’esterno”, non diventa comportamento né, come diceva Rilke, verso, a meno che un’alchimia interna non le dia forma rendendola oggetto di esperienza nel mondo.
Come disse Hillman : “Le idee rimangono poco pratiche quando non le afferriamo o non siamo afferrati da esse. Quando non afferriamo un’idea, ci chiediamo ‘come’ metterla in pratica, cercando in tal modo di trasformare le intuizioni dell’anima in azioni dell’Io. Quando un’intuizione o un’idea ha trovato posto dentro di noi, anche la pratica muta impercettibilmente. L’idea ha aperto l’occhio dell’anima. Vedere in modo diverso ci fa anche agire in modo diverso. Viene così implicitamente eliminato il ‘come'; esso scompare a mano a mano che l’idea penetra all’interno, a mano a mano che noi riflettiamo su di essa piuttosto che sul come utilizzarla. Questo movimento per afferrare le idee è verticale o verso l’interno e non orizzontale o verso l’esterno, verso il regno del ‘far qualcosa’. Il solo ‘come?’ lecito circa queste intuizioni psicologiche è ‘come posso afferrare un’idea?’. Giacché le idee psicologiche o intuizioni, come le ho talvolta chiamate, riflettono l’anima, il problema di come comprenderle si incentra sul rapporto che si ha con l’anima e sul modo in cui la psiche apprende.”
Il punto è quindi : afferrare! Chi fa il mio lavoro sa bene che l’esperienza non è la semplice “messa in atto” di qualcosa. Ci sono “azioni” che sono semplici conati: tentativi buttati lì, quasi moti emotivi di cui ci si pente o reazioni, risposte allo stimolo del momento, che non producono che piccoli effetti poco voluti o “da rifare”.
L’esperienza è il risultato di una convergenza fra eventi e visione: osservare qualcosa mentre lo si sta facendo, aggiungere idee a ciò che avviene e riflettere dando profondità ai fatti.

Assomiglia ad un lavoro alchemico: occorre riversare le percezioni e le considerazioni in un crogiolo e lasciare tempo all’anima per psicologizzare; non rispondere subito e, prima di agire, considerare il bello, l’armonico, l’appropriato… come un poeta… come qualcuno che per dire qualcosa interroga, prima, lo sfondo: guarda dentro e fuori e “in mezzo”, la psiche, il mondo e la relazione.

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