Il
‘determinismo psichico’ è alla base della costruzione psicologica di Freud,
che può pervenire a dare legittimità alla nozione di inconscio tramite
l’impiego del principio di causalità.
Freud è
infatti convinto che vi sia una ‘lacunosità nella serie degli atti
coscienti’, per cui ‘lo psichico è in sé inconscio’: questi due
concetti poggiano su un presupposto deterministico operante nella scienza
naturale, ovvero che il reale esiste sempre e soltanto in nessi causali
rigorosi e senza lacune.
Ma
seguiamo il ragionamento di Freud: “L’ipotesi (dell’inconscio) è
necessaria perché i dati della coscienza sono molto lacunosi; nei sani non meno
che nei malati si verificano spesso atti psichici che possono essere spiegati
solo presupponendo altri atti che non sono invece testimoniati dalla coscienza
(…). Tutti questi atti coscienti restano slegati e incomprensibili se ci
ostiniamo a pretendere che ogni atto psichico che compare in noi debba essere
sperimentato dalla nostra coscienza; mentre si organizzano in una connessione
ostensibile se li interpoliamo con gli atti inconsci di cui abbiamo ammesso
l’esistenza. Ma guadagnare in significato e in connessione è una ragion
perfettamente legittima per andare al di là dell’esperienza immediata. Se poi
risulterà altresì che l’ipotesi dell’inconscio ci consente di costruire
un efficace procedimento con cui influenzare utilmente il decorso dei processi
consci, tale successo costituirà un’inoppuganibile testimonianza della validità
di quel che abbiamo assunto” (L’inconscio, in Metapsicologia, Opere
Boringhieri).
Alla
concezione deterministica di Freud si oppose, fra gli altri, anche Jung,
quando scrisse: “Non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che la causa è
un modo di vedere. Essa afferma il rapporto necessario e costante della serie
di eventi a-b-c-d-z. Ma anche la finalità è un modo di vedere. Giustificato sul
piano puramente empirico dal fatto che esistono una serie di eventi il cui
nesso causale è si evidente, ma il cui significato diviene comprensibile solo
attraverso l’effetto finale (…). Se vogliamo lavorare veramente da psicologi,
allora dobbiamo conoscere il ‘senso’ dei fenomeni psichici. E per questo (…) è
assolutamente impossibile considerare la psiche solo in senso ‘solo causale’,
dobbiamo considerarla anche in ‘senso finale’ (Prefazioni ai Collected
Papers on Analytical Psychology 1916-17 Opere, Boringhieri).
Oggi la concezione
deterministica della psiche è mantenuta da quanti intendono portare la
psicoanalisi al livello metodologico delle scienze esatte, mentre è abbandonata
da quanti hanno spostato la comprensione dei fenomeni psichici dal piano della
causa a quello del significato.
BibliografiaAAVV Enciclopedia della Filosofia, Garzanti
Galimberti,
Dizionario di psicologia, De Agostini
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