DALLA TEORIA DELL'HIP A INTERNET
Intorno agli anni cinquanta del ventesimo secolo, nel campo
della psicologia dello sviluppo si venne affermando un approccio allo studio
dello sviluppo cognitivo che prese il nome di HIP. La sigla stava per
"Human Information Processing", cioè "elaborazione delle
informazioni nell'uomo". Gli psicologi fondatori di tale movimento
partivano dall'assunto di base secondo il quale l'attività cognitiva umana
poteva essere paragonata all'attività di un computer o, come si diceva allora,
di un "elaboratore elettronico". L'HIP era in sostanza una disciplina
che studiava il comportamento umano alla luce, oltre che della psicologia, di
altre scienze in forte sviluppo in quel periodo, in particolar modo la
cibernetica e l'informatica. Era l'alba di un'epoca in cui i computer si
sarebbero affermati come strumenti di uso comune. Secondo l'HIP, le
"informazioni" erano rappresentate da qualsiasi stimolo che potesse
essere percepito dalla psiche umana. L'obiettivo più importante che gli
psicologi dell'HIP si prefiggevano era l'individuazione del
"software", cioè i "programmi" che determinavano i diversi
comportamenti nell'uomo, intendendo tali programmi come "sequenze di
istruzioni". Si cercava, cioè, di capire in che modo le informazioni
provenienti dall'esterno venissero percepite, elaborate, interpretate,
immagazzinate ed eventualmente riutilizzate dagli esseri umani nella loro
interazione con l'ambiente. In base a questa prospettiva, tutte le attività
umane potevano essere viste come l'applicazione di programmi, cioè sequenze di
istruzioni apprese. Alcuni programmi verrebbero eseguiti consapevolmente,
soprattutto quelli più complessi, mentre altri, quelli più semplici, in modo
automatico. Così, come il computer è dotato di una memoria ad accesso casuale
(RAM), temporanea e volatile, e una su disco rigido, stabile, il cervello umano
sarebbe dotato di due forme di memoria, o "magazzino", come la
chiamano i teorici dell'HIP: una a breve termine, nella quale le informazioni
possono essere conservate per un periodo relativamente breve di tempo, e una a
lungo termine.
Le informazioni verrebbero conservate nel Magazzino a Lungo
Termine (MLT) sotto forma di concetti, che si formerebbero attraverso diversi
tipi di meccanismi, uno dei quali, chiamato "reticolo", è
rappresentato nella figura. La figura illustra uno dei possibili modi in cui,
nei bambini, alcune conoscenze, in questo caso sulla frutta, verrebbero
organizzate. La forza del legame è inversamente proporzionale alla lunghezza
delle frecce, come se queste descrivessero la lontananza tra concetti. Il
Magazzino a Breve Termine (MBT) sarebbe invece di fondamentale importanza
nell'uso delle diverse strategie per la soluzione di problemi. Un MBT ristretto
impedirebbe infatti l'uso delle strategie più complesse, le quali potrebbero però
sempre essere apprese attraverso un addestramento appropriato.
Secondo i teorici dell'HIP, durante i primi anni di vita
avrebbero luogo molti cambiamenti, che riguarderebbero sia l'architettura del
sistema per l'elaborazione delle informazioni, in particolare la capacità del
MBT e alcune caratteristiche delle operazioni elementari, sia i processi e le
rappresentazioni contenute nel MLT. Secondo questi psicologi, la crescita delle
capacità cognitive sarebbe una conseguenza da ascrivere al passare del tempo
solo fino ai primi due anni di vita circa; dopo, la causa del miglioramento
delle capacità cognitive sarebbe più legata all'esperienza.
La teoria dell'HIP ha, come spesso capita, punti di forza e
punti deboli. A mio avviso, la sua maggiore vulnerabilità risiede proprio
nell'assunto di base, cioè nel tentativo di individuare parallelismi tra il
funzionamento di un computer e quello della psiche umana. E' vero che all'epoca
in cui la teoria sorse, i computer erano molto diversi da quelli odierni, e anche
nel campo della psicologia fisiologica si sapeva molto meno di quanto si sa
oggi, quindi alcune illazioni "forzate" sono in un certo senso
giustificate.
Non bisogna infatti dimenticare ciò che il sempre lungimirante Einstein diceva a proposito della eventuale similitudine tra uomo e macchina:
Non bisogna infatti dimenticare ciò che il sempre lungimirante Einstein diceva a proposito della eventuale similitudine tra uomo e macchina:
Un giorno le macchine saranno in grado di risolvere tutti i
problemi, ma non saranno mai capaci di porne uno.
E' questo che forse i teorici dell'HIP non avevano
sufficientemente tenuto in considerazione: le variabili.
I comportamenti umani, nella loro accezione di concretizzazione di pensieri, sono il frutto di un tale numero di variabili, talmente dinamiche nei loro modi di combinarsi, che risulta limitante restringerne il funzionamento assimilandolo a quello dei programmi informatici, non essendo questi dotati nè di fantasia nè di creatività, per non parlare dei casi di disturbo psichico. Per poter riprendere il discorso sui parallelismi tra uomo e macchina, bisognerà aspettare che le ricerche sull'Intelligenza Artificiale diano risultati che finora sono stati rappresentanti solo in romanzi e film di fantascienza.
I comportamenti umani, nella loro accezione di concretizzazione di pensieri, sono il frutto di un tale numero di variabili, talmente dinamiche nei loro modi di combinarsi, che risulta limitante restringerne il funzionamento assimilandolo a quello dei programmi informatici, non essendo questi dotati nè di fantasia nè di creatività, per non parlare dei casi di disturbo psichico. Per poter riprendere il discorso sui parallelismi tra uomo e macchina, bisognerà aspettare che le ricerche sull'Intelligenza Artificiale diano risultati che finora sono stati rappresentanti solo in romanzi e film di fantascienza.
C'è invece una interpretazione della teoria dll'HIP che trovo
particolarmente lucida: ai tempi della fondazione del movimento, non si parlava
ancora di internet, anche perchè era negli stessi anni che il suo precursore,
"arpanet", veniva architettato nel laboratori militari statunitensi.
Più che di parallelismi tra mente e computer, secondo me sarebbe il caso di
parlare di similitudini tra mente e internet. Se ci si fa caso, infatti, sia la
struttura che lo sviluppo della rete hanno molti elementi in comune con la
struttura e lo sviluppo di un sistema nervoso. I modi in cui internet viene
usato dai suoi utenti, la sue innumerevoli sfaccettature, le informazioni che
gestisce, quelle nuove che produce, il modo in cui tali informazioni escono
dalla realtà virtuale per andare a influenzare la realtà concreta e viceversa,
ricordano molto più da vicino il pensiero e il comportamento umani, sicuramente
molto più di quanto potrebbe fare un singolo computer. E' questo forse il vero
merito dell'HIP, avere cioè dato inizio a una importante riflessione tra le
differenze, le similitudini e i limiti tra due sistemi di fondamentale
importanza per il futuro della nostra stessa specie, la psiche e internet.
(da
psicologia virtuale di Enzo Artale)
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