Insegnanti scattanti
Il governo che aveva prorogato il blocco degli scatti di
stipendio per i dipendenti pubblici è lo stesso governo che nel 2012 ha
concesso uno scatto di stipendio agli insegnanti delle scuole pubbliche (in
paziente attesa da anni tre). Ma quando il governo che ha concesso lo scatto si
è accorto, con un certo stupore, di essere lo stesso governo che aveva bloccato
gli scatti, ha preso - come è nel suo stile - una decisione rapida e temeraria,
intimando agli insegnanti la restituzione del maltolto in comode rate di 150
euro al mese che verranno decurtati dalle prossime buste paga.
Nessuno mette in dubbio la coscienza integerrima del
funzionario ministeriale, immancabilmente solerte, che accortosi della
contraddizione ha provveduto a porvi rimedio. Ma uno immagina che sopra i
funzionari sieda ancora qualche politico in grado di capire la differenza tra
un atto dovuto e un atto punitivo. Era proprio il caso di infliggere questa
umiliazione a persone sottopagate che quotidianamente impediscono al catorcio scolastico
di inabissarsi, trascorrendo le notti a correggere i compiti e i giorni a fare
collette per la carta igienica? E un governo a maggioranza democratica può
essere così autolesionista da prendere a sberle la categoria che rappresenta il
nocciolo duro dell’elettorato democratico? È ciò che si è chiesta, tra gli
altri, la nuova segreteria del Partito democratico. A conferma che la
situazione politica è ormai surreale, e il Pd domiciliato al governo e quello
uscito vittorioso dalle primarie hanno in comune solo l’omonimia.
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